Villa San Carlo Borromeo a Senago - Jurina & Radaelli
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Dai Celti a palazzo Visconteo

Il progetto della Villa San Carlo Borromeo

Dimora di epoca seicentesca, Villa San Carlo Borromeo si inserisce in un contesto paesaggistico caratterizzato da un ampio parco secolare di 10 ettari, che, ancor prima, ospitava un abitato celtico trasformato in roccaforte romana. Qui nel Trecento, i Visconti vi trasferirono una delle loro residenze costruendo un nuovo palazzo.

La struttura della villa è rimasta pressoché inalterata fino al 1911, quando venne commissionato a Fausto Bagatti-Valsecchi un primo intervento di restauro e di consolidamento, fedele ai criteri dell’epoca. Durante la Seconda guerra mondiale, tuttavia, la villa subì una brutta sorte: crollo del terrazzo e ingente danneggiamento delle coperture lignee, un degrado che continuò fino agli anni Ottanta. In seguito, la Villa divenne Grand Hotel, fino alla richiesta di restauro al Prof. Jurina, un restauro volto a eliminare qualsivoglia causa di dissesto.

Dopo un’attenta campagna diagnostica e diversi sopralluoghi, abbiamo rilevato come vi fosse una scarsa resistenza dei materiali lignei per poter soddisfare le esigenze della nuova destinazione della Villa, che sarebbe stata aperta al pubblico. Così, il complesso di Villa San Carlo Borromeo ha subito diversi tipi di interventi di consolidamento che hanno migliorato le prestazioni strutturali.

In primo luogo, siamo intervenuti con interventi di consolidamento delle volte del piano interrato, costruendolo in due fasi: prima con un ripristino della loro curvatura originaria e poi con l’intervento dell’arco armato intradossale con cavi post-testati.

Un secondo intervento è stato fatto poi alla terrazza, con un’opera di copertura mirato a rendere praticabile il solaio ligneo. Per farlo, abbiamo costruito un nuovo solaio in acciaio e cls al di sopra di quello già esistente. Una serie di travetti è stata appoggiata su delle mensole, anch’esse metalliche, collegate inferiormente ad un piatto che corre perimetralmente al terrazzo.

Più interventi invece sono stati fatti alla ghiacciaia, per poter rendere facilmente accessibili e fruibili gli ambienti ipogei. Abbiamo dovuto risolvere alcune questioni prima di realizzare un sistema di contenimento del terreno che lasciasse la possibilità di scoprirla. Staticamente le questioni da risolvere hanno riguardato inizialmente il venir meno dell’effetto stabilizzante del terreno sulla cupola, adottando un sistema di cerchiatura interna costituito da tiranti in fune in acciaio Inox Aisi 304 di diametro 14 mm. Per gli ancoraggi del tirante alla muratura, invece, sono state impiegate barre completamente filettate di diametro 18mm e lunghezza 40cm inghisate con resina epossidica. Successivamente si è provveduto al contenimento del terreno lungo il perimetro di questo nuovo spazio sotto quota mediante muri continui in calcestruzzo.

Infine, siamo intervenuti a consolidare il solaio destinato a ospitare camere d’albergo, facendo pendere il solaio da una trave reticolare in acciaio posta al soffitto. A questo si sono aggiunti interventi minori di consolidamento con interventi mirati in base alla tipologia della struttura esistente.
Nello spazio ipogeo del cortile, invece, è stata realizzata la sala espositiva, la cui peculiarità risiede nella costruzione, avvenuta a partire dal tetto. La struttura di copertura mista in acciaio e calcestruzzo, costituita da una reticolare spaziale di elementi in acciaio e da una soletta estradossale in calcestruzzo armato collaborante con la parte metallica, è affiancata a una Berlinese di contenimento terreno. Il terreno così contrastato non può rifluire verso la parte scavata evitando così cedimenti delle strutture.

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