Palazzo Dugentesco a Vercelli - Jurina & Radaelli
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Il progetto conservativo per Palazzo Dugentesco

Da ex ricovero dei pellegrini a edificio museale

Nato come ricovero dei pellegrini nel XIII secolo per volere del Cardinale Guala Bicchieri, Palazzo Dugentesco a Vercelli, può essere considerato il cuore da cui ha preso avvio la realizzazione del magnificente complesso ospedaliero sotto il titolo di Sant’Andrea.

Nel XVIII secolo, il palazzo conobbe il suo massimo splendore, mentre al momento del progetto, siamo dovuti andare a intervenire in diverse porzioni di fabbricato: il piano primo fuori terra oltreché un piccolo spazio ai vari piani (cantina e rialzato). Il piano del progetto ha messo in evidenza i nove secoli di storia che lo hanno definito e caratterizzato; sono molto evidenti, infatti, tutte le imposte precedenti della copertura con le differenti modifiche condotte ai livelli e l’antica presenza degli abbaini in facciata, di cui si possono ancora leggere le tracce nei sottotetti.

La struttura compositiva del Palazzo, così come si presentava, era essa stessa un elemento da valorizzare con il progetto di restauro, con l’obiettivo di creare un museo dall’importante valenza territoriale e locale. Il Palazzo, infatti, è una struttura nodale tra la Ex manica delle donne e il Palazzo Tartara, con cui condivide anche uno scalone monumentale. L’area espositiva ha trovato via di esodo e dunque collegamento, anche se solo da utilizzarsi in caso di emergenza, con il piano primo della Ex Manica delle Donne che in futuro, ed oggetto di altro appalto, sarà plesso adibito a Biblioteca.

Il progetto è stato pensato con uno scopo conservativo, con il chiaro obiettivo di restituire all’immobile una funzione in ottemperanza alle richieste del D.I.P., che garantisca la sopravvivenza futura al corpo di fabbrica.

Come interventi strutturali abbiamo proceduto con nuove realizzazioni e rinforzi di diversi elementi. Per quanto riguarda le realizzazioni, siamo partiti con quella di una cappa collaborante in c.a. sugli orizzontamenti dei locali di piano primo, al fine di rinforzare localmente i solai e, al tempo stesso, creare un diaframma di piano rigido, che andasse a migliorare il comportamento globale della struttura; abbiamo realizzato un vano corsa in c.a. per la piattaforma elevatrice e un nuovo solaio in profili d’acciaio e pannelli in legno multistrato alla quota di sbarco della piattaforma elevatrice, al piano primo. Abbiamo anche realizzato solai in profili metallici e cappa in c.a. per l’alloggiamento di impianti nel sottotetto e una scaletta di servizio e passerella metallica per accesso al sottotetto.

Inoltre, abbiamo posato cerchiature metalliche controventate con tiranti disposti ad “X” a quota di sottotetto sopra l’area denominata “Stanze a disposizione” affaccianti sul loggiato per migliorare i collegamenti tra i maschi murari, in precedenza interessati da un discreto quadro fessurativo.

Per quanto concerne i rinforzi, invece, siamo partiti dalla trave di colmo realizzando una tensostruttura intradossale in cavo di acciaio, per passare poi a rinforzi locali in copertura tramite viti, barre e piastre metalliche al fine di migliorare il collegamento degli elementi dell’orditura lignea principale e, per finire, abbiamo inserito architravi metalliche in corrispondenza dell’apertura di varchi in murature portanti.

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