Complesso militare del Forte di Fuentes a Colico - Jurina & Radaelli
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Complesso militare del Forte di Fuentes

Intervento di messa in sicurezza delle rovine

Struttura del ‘600 situata a Colico nei pressi del lago di Como

Nel XVII secolo, il governatore spagnolo di Milano fece costruire il forte di Fuentes, una fortezza strategica per proteggere il territorio, che oggi si identifica con il comune di Colico (LC). Alla fine del ‘700, Napoleone arrivò in Italia e lo fece distruggere a causa della sua pericolosità nei rapporti diplomatici e strategici.

Il forte, nel passare da una all’altra proprietà, è rimasto inalterato nella struttura, ma all’inizio del nostro progetto, abbiamo da subito constatato i risultati di una lenta rovina dovuta al lungo abbandono. Così, la Provincia di Lecco ha commissionato la messa in sicurezza del bene per renderlo accessibile e visitabili per i turisti.

Al momento del progetto, il forte si presentava privo del tetto e dei solai originali, le murature con paramenti in pietre sbozzate irregolari e, in alcune porzioni murarie, gli intonaci ancora visibili, ma degradati dalla presenza di vegetazione e rovinati dai cicli del gelo e del disgelo. Nel complesso, la situazione statica delle murature era piuttosto preoccupante, con importanti lacune sulle murature gravemente degradate e costantemente assoggettate all’azione del forte vento che caratterizza l’alto Lario. La nostra analisi numerica aveva confermato che le murature non avrebbero sopportato i carichi del territorio.

Dunque, in questo contesto storico e architettonico, sotto l’attenzione della Provincia di Lecco e della Sovrintendenza dei Beni Culturali, ci è stato chiesto di trovare una soluzione per il consolidamento della muratura, con l’obiettivo di incrementare la sicurezza del Forte, senza alterare la condizione di rudere, basandosi così sul principio del “minimo intervento”. Il progetto di conservazione ha visto l’utilizzo di materiali compatibili con quelli già esistenti, ma allo stesso tempo, esterni e distinguibili, in grado di essere riconosciuti come contemporanei.

Per fare fede a quanto accordato e completare l’intervento di consolidamento delle murature, a copia dell’azione stabilizzante delle piante rampicanti che avevano sostenuto le murature nel tempo, abbiamo ideato una struttura chiamata “edera hi-tech”(EHT), realizzata con la posa di coppie di barre in acciaio Dywidag, disposte verticalmente su entrambi i lati della muratura, collegate puntualmente alla parete sia in sommità che lungo l’altezza, e messe in leggera tensione. I vantaggi del sistema EHT sono legati alla leggerezza, che è il principio ispiratore dell’intervento di consolidamento.

Oltre agli interventi alla muratura, il progetto ha previsto anche un intervento importante di collegamento globale tra le pareti, con la finalità di ricostituire nell’edificio un comportamento “scatolare”, riportando in essere la funzione a suo tempo svolta dai solai. La soluzione è stata quella di collegare tutte le murature con una sorta di diaframma virtuale di piano, chiamato da noi “diaframma a diamante”, o DaD. A differenza dei solai, la rete di cavi che costituisce il diaframma a diamante risulta pressoché trasparente, essendo costituita solo da trefoli, collocati all’altezza di 4 metri dal suolo, la stessa posizione degli originari solai lignei seicenteschi. In questo modo, in presenza di carico orizzontale, il sistema consente di chiamare a collaborazione le murature di maggiore inerzia, riducendo globalmente l’effetto flessionale sulle pareti soggette a carichi perpendicolari al loro piano.

Come da richiesta della Sovrintendenza dei Beni Culturali, abbiamo rispettato il criterio di reversibilità dell’intervento di consolidamento, riuscendo un’altra volta a rispettare le richieste del cliente in modo efficace ed efficiente.

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