Costruito con un grande salone in pietra, un solaio in legno a metà della struttura a, al di sopra, capriate in legno con grandi finestroni, il Palazzo, seppur di modeste dimensioni, aveva fondazioni impostate a quota -8 metri dal pavimento della loggia, in una zona di bonifica palustre, costituita da materiale di riporto. Nel 1771, il Comune di Milano intraprese importanti opere di modifica strutturale ed architettonica, realizzando dell’attuale sopralzo, con lo scopo di aumentare il volume del Salone e accogliere così l’Archivio Notarile Teresiano.
Il carico di peso causato dal sopralzo e dall’archivio, ha causato un ulteriore sprofondamento di 1 m del piano stradale circostante il Palazzo, realizzato nel 1876, mettendo in evidenza uno stato di degrado avanzato. Di fronte a questa situazione, intervenne Marco Dezzi Bardeschi, caposcuola nel mondo del restauro conservativo, evidenziando l’alto valore architettonico e storico del palazzo nella sua interezza. Ecco che, su sua richiesta, il Prof. Jurina è intervenuto con un’accurata campagna conoscitiva, volta a determinare la distribuzione degli sforzi e degli strapiombi sulle pareti perimetrali (1978).
Per determinare lo stato tensionale delle murature e caratterizzarle dal punto di vista meccanico, per la prima volta è stata proposta dal Prof. Jurina e impiegata la tecnica dei “martinetti piatti”. II quadro tensionale del Palazzo è risultato complesso, legato alla natura dei materiali coinvolti, all’evoluzione della storia dei carichi e dei cedimenti, ed alla formazione di fessure passanti e strapiombi che hanno modificato la geometria iniziale.
Nel 2017, il Prof. Jurina ha condotto una seconda campagna diagnostica, finalizzata ad acquisire informazioni geometriche e sul comportamento globale del corpo di fabbrica, da comparare con quelle del 1978. Grazie all’uso di rilievo a “laser scanner”, abbiamo confermato i fuoripiombo misurati nel 1978, dimostrando che, durante i 40 anni precedenti, non vi sono stati ulteriori cedimenti fondazionali.
Infine, sono state condotte anche analisi di tipo statico e di tipo sismico, per identificare le vulnerabilità del Palazzo e poter progettare ulteriori interventi di consolidamento. Sono così emerse tre principali carenze strutturali: la prima è legata alla sollecitazione dinamica di tipo sismico; la seconda è correlata ai già citati fuoripiombo; la terza riguarda la vulnerabilità dello sporto di gronda in pietra.
In conclusione, gli interventi hanno quindi riguardato il diaframma orizzontale del tetto, senza alcun intervento sulle fondazioni del palazzo. Da 45 anni, l’edificio civile più antico di Milano è ancora stabile, senza segni di difetti e quindi ne siamo molto orgogliosi. Abbiamo salvato un edificio che andava assolutamente salvato.
ALTRI DOCUMENTI